sabato 31 gennaio 2015

Un'ode di Orazio per i giorni della merla

Per i "giorni della merla", un'ode di OrazioIl 29, 30 e 31 gennaio, secondo le usanze popolari, dovrebbero essere i giorni più freddi dell’anno chiamati « giorni della merla » come vuole un’antica leggenda che vide protagonista proprio una merla che si fece beffare da gennaio. Lo spavaldo uccello, con un bel piumaggio bianco, sfidò gennaio ed uscì nel bosco pensando che il «vecchiaccio» fosse morto e che, ormai, i tepori primaverili fossero alle porte. Gennaio non si diede per vinto, chiese in prestito alcuni giorni a febbraio e scaricò sulla terra tutto il freddo che poteva con neve, ghiaccio e gelo. L’infreddolita merla, allora, riparò all’interno di un camino e ci rimase finchè i tiepidi raggi del sole di febbraio scaldarono l’aria. Però il piumaggio, da niveo, causa la caligine, diventò color nero-fumo. Da quel momento, i merli di tutto il mondo indossarono la livrea nera.
 Guarda come la neve imbianca tutto il monte e gli alberi fanno fatica a reggerne il peso, e i fiumi sono rappresi nella morsa del gelo. Sciogli questo freddo, amico Taliarco, aggiungendo legna al fuoco in grande quantità e poi con ancor più abbondanza versa del vino buono dall’anfora. Lascia poi che di tutto il resto si occupino gli Deì, come fanno quando placano i venti sul mare in burrasca. Smettila di chiederti ciò che sarà domani, e qualunque giorno il caso ti concederà, consideralo come un dono …

Vides ut alta stet nive candidum Soracte, nec iam sustineant onus silve laborantes, geluque flumina constiterint acuto. Dissolve frigus ligna super foco large reponens atque benignius deprome qudrimum Sabina, o Thaliarche, merum diota: permitte divis cetera, qui simul stravere ventos aequore fervido deproeliantis, nec cupressi nec veteres agitantur orni. Quid sit futurum cras fuge quaerereet quem Fors dierum cumque dabat lucro appone …

1 commento: