Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte").
Con Il trovatore (1853) e La traviata (1853) è parte della cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi.
Opera in tre atti di G. Verdi, , libretto di F. Maria Piave
Atto I
Il
duca di Mantova, giovane gaudente e superficiale, ha organizzato una festa
e, con i convitati, si vanta dei suoi numerosi amori e, sopraggiunta la
contessa di Ceprano, lascia con lei il divertimento. Rigoletto, il deforme e
pungente buffone di corte, si burla della gelosia del marito della donna.
Non ascoltato dal cavaliere Marullo, il buffone è da lui reso oggetto di
pettegolezzo suscitando l'incredulità degli astanti: il sarcastico gobbo ha
un'amante. Sopraggiunto il conte di Ceprano, Rigoletto lo deride dinanzi a
tutti, compreso il duca. La festa è al culmine quando, d'un tratto irrompe
il conte di Monterone che redarguisce aspramente il duca per aver sedotto la
sua giovane figlia e, mentre viene trascinato via, rivolto al duca e a
Rigoletto, che si era fatto beffe di lui, li maledice.
Ancora
scosso dalle parole del conte, a tarda ora Rigoletto è ormai giunto nei
pressi della sua casa. Viene avvicinato da un uomo: è il borgognone
Sparafucile, sicario di professione con la complicità della sorella
Maddalena. Dopo avergli decantato la sua destrezza ed infallibilità gli
offre i suoi servigi. Rigoletto declina l'offerta, ma alla bisogna, saprà
come rintracciarlo.
Gilda
sua bella e giovane figlia segreta, gli si fa incontro. Ella ignora il vero
nome del padre e della sua defunta madre che tanto amò il deforme buffone.
Non avendo egli né amici né parenti, è in Gilda che si racchiude il mondo
intero per quel tenero padre e raccomanda alla cameriera Giovanna di
vegliare sulla figlia. Il duca, nascosto dietro un albero, scopre così la
parentela segreta fra i due. Giovanna confida il suo pentimento di non aver
riferito al padre che un giovane di bell'aspetto seguiva la figlia in chiesa
ma Gilda la tranquillizza: ella sente di essersi invaghita di quel ragazzo.
Il duca esce improvvisamente dal nascondiglio, e rivelandole di essere il
suo ammiratore segreto le dichiara il suo amore e, mentendo, le confida di
essere lo studente Gualtier Maldé. Interrotto da un rumore sospetto, si
allontana accompagnato da Giovanna. Gilda, rimasta sola, ripensa
all'incontro e giura in cuor suo amore eterno a Gualtier; si ritira sul suo
terrazzo. Frattanto Marullo, Ceprano, Borsa ed i cortigiani, tutti coperti
in volto, si avvicinano alla casa di Rigoletto con l'intenzione di rapirgli
la giovane che credono essere la sua amante, ma si imbattono proprio in lui.
Gli fanno credere di voler rapire la contessa di Ceprano. Il buffone chiede
anch'egli una maschera. Marullo gli fa indossare una benda che gli impedisce
la vista. Salgono sul terrazzo, rapiscono Gilda che, nel tragitto, riesce a
divincolarsi ed a togliersi il bavaglio e chiedere aiuto a suo padre.
Rigoletto si rende conto del crudele raggiro e grida: "Ah la
maledizione!".
Atto II
In
una sala del palazzo il duca pensa a Gilda: sa che è stata rapita ed è
attratto da lei da un sentimento a lui sconosciuto: "Colei sì pura ,
al cui modesto sguardo quasi spinto a virtù talor mi credo!".
Dal
racconto del rapimento della presunta amante di Rigoletto, fornitogli dai
cortigiani, il duca comprende che la giovane rapita è Gilda e sa anche che
è stata nascosta proprio nel suo palazzo e, volendo che ella: "sappia
alfin chi l'ama, conosca appien chi sono, apprenda ch'anco in trono ha degli
schiavi Amor", si precipita ad incontrarla. Marullo, Ceprano, Borsa ed
i cortigiani, al sopraggiungere tra loro di Rigoletto, scherzano con lui
sulle vicende della notte precedente. Un paggio entra nella sala per cercare
il duca da parte della duchessa e, dalle risposte evasive degli astanti,
Rigoletto comprende che il giovane è insieme a Gilda e vuole raggiungere la
figlia, ma i cortigiani lo ostacolano. Irrompe in scena Gilda frastornata
dal rapimento e dall'incontro con colui che credeva essere un giovane
studente, poi rivelatosi il duca di Mantova. Piange confessando al padre di
aver avuto con lui un incontro amoroso. Rimangono soli e Rigoletto riesce a
consolare la figlia. Improvvisamente il conte di Monterone, scortato dagli
alabardieri, percorre la sala e lancia occhiate sprezzanti al ritratto del
duca: il buffone gli promette vendetta. Gilda tenta di placare il padre, ma
inutilmente.
Atto III
Il
sicario Sparafucile è stato assoldato da Rigoletto per uccidere il duca che
si trova già nella locanda. Gilda è condotta dal padre fuori dalla locanda
e la invita a guardare dalle fessure del muro esterno lesionato ciò che
succede all'interno. Al giovane viene porto il vino e Sparafucile, con un
segnale convenuto, avverte Maddalena che comincia subito a scherzare con
l'ospite. Sparafucile, dopo averli lasciati soli, esce e chiede a Rigoletto
conferma se deve procedere con l'omicidio. L'uomo gli dice di attendere
frattanto rimane con Gilda ad osservare ciò che succede nella locanda tra
il duca, ebbro di vino, e Maddalena; la ragazza, così, assiste alle loro
schermaglie amorose. Il padre obbliga la figlia ad andarsene e la giovane
acconsente non prima di averlo implorato di abbandonare i suoi intenti e di
seguirla, ma l'uomo è inamovibile. Rigoletto chiama Sparafucile e decide di
pagarlo metà subito e metà ad omicidio compiuto, alla mezzanotte.
Frattanto
Maddalena, intenerita dal giovane, vorrebbe che sfuggisse alla morte e lo
invita ad andarsene, ma si avvicina un temporale ed è invogliato a rimanere
e, stanco, si ritira nel granaio. Sparafucile e la sorella ragionano sul da
farsi: la donna, favorevolmente colpita dall'aspetto e dai modi del ragazzo
vorrebbe risparmiarlo. I due sono spiati da Gilda, in abiti maschili. D'un
tratto Sparafucile, stanco per le richieste di Maddalena, le promette che se
qualcuno busserà all'uscio della locanda morirà in luogo del giovane duca.
Gilda, a questo punto, consapevole che nessuno a quella tarda ora e con
quelle condizioni atmosferiche sarebbe passato di lì per un ricovero
notturno, decide di sacrificarsi per salvare il suo grande amore. Picchia
all'uscio e si finge un povero mendico in cerca di asilo. Fra sé chiede
perdono al Cielo per i due assassini, protezione per il padre ed augura una
vita felice al duca.
E'
mezzanotte, Rigoletto si trova presso la casa del sicario. Avviene lo
scambio: l'altra metà del prezzo pattuito per la consegna del cadavere. Il
buffone, soddisfatto, sta per gettare il corpo avvolto in un sacco quando,
dalla locanda, sente la voce del duca che canta "La donna è
mobile". Incollerito ed incuriosito cerca di scoprire di chi è quel
corpo. Con raccapriccio vede il volto di sua figlia che, gravemente ferita,
lo riconosce, gli confessa il suo sacrificio e, spirando, gli chiede
perdono. Rigoletto l'abbraccia sconvolto e disperato per quella morte acerba
e non ha che un grido: "Ah, la maledizione!".
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